Roma, 14 mar. - Nel Rapporto Istat-Cnel sul benessere equo e sostenibile si rileva che l'Italia, dopo la Spagna, è il paese europeo che presenta la più forte esclusione dal lavoro dei giovani ed è anche l'unico dove esiste un'intera area - il Mezzogiorno - con opportunità di occupazione regolare molto più scarse del resto del paese. Soprattutto in tale ambito geografico, le diseguaglianze nella qualità sono a svantaggio delle donne e dei giovani.
Il dato medio complessivo è comunque scoraggiante. Peggiorano tutti gli indicatori di qualità dell'occupazione, sancendo la persistenza e/o l'incremento di condizioni d'instabilità occupazionale.
In particolare, a causa della crisi economica il tasso di occupazione, nella classe 20-64 anni è sceso dal 63% del 2008 al 61,2% del 2011, mentre il tasso di mancata partecipazione e' aumentato dal 15,6% al 17,9%. La crisi ha ridotto le possibilita' di stabilizzazione dei contratti temporanei, soprattutto per i giovani (dal 25,7% del 2008 al 20,9% del 2011).
Anche le diseguaglianze nell'accesso al lavoro (territoriali, generazionali e di cittadinanza) si sono ulteriormente accentuate. Nonostante la crisi dell'occupazione in settori tipicamente maschili quali l'edilizia e il manifatturiero, il divario occupazionale di genere resta tra i piu' elevati d'Europa: infatti, mentre tra gli uomini il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni si attesta al 72,6%, tra le donne scende al 49,9%.
La presenza di lavoratori a salario basso (10,5%) e di occupati irregolari (10,3%) non conosce diminuzione, mentre cresce la percentuale di lavoratori sovra-istruiti rispetto alle attivita' svolte (21,1% nel 2010). Ciò nonostante, la percezione che i lavoratori italiani hanno della propria condizione è in complesso positiva (voto medio 7,3), soprattutto nella componente di interesse per il lavoro.
Tuttavia, gli elementi che determinano la soddisfazione per uomini e donne sono diversi: mentre per i primi l'aspetto che raccoglie i giudizi più positivi è il guadagno, per le donne la soddisfazione sul lavoro deriva dagli aspetti relazionali, dall'orario e dalla distanza casa-lavoro. Ciò non toglie che si registri una generalizzata insoddisfazione da parte delle donne meridionali dovuta alle peggiori condizioni di lavoro e - probabilmente - alla carenza di servizi. E' infine decisamente rilevante e crescente lo svantaggio nella qualità dell'occupazione dei lavoratori rispetto agli italiani.
(RLNews)