Entro il 2029 serviranno oltre 2 milioni di lavoratori con competenze green

Roma, 12 ott. (Claudio Cafarelli, Qui Finanza) - La transizione ecologica, insieme a quella digitale, sta ridisegnando il mercato del lavoro italiano. Le imprese cercano figure capaci di coniugare innovazione tecnologica, risparmio energetico e sostenibilità ambientale. Dai digital energy specialist agli innovation manager, passando per i tecnici del risparmio energetico e i green real estate assistant, la domanda di nuove professionalità cresce rapidamente in tutti i settori produttivi.

Secondo le previsioni Excelsior elaborate da Unioncamere e Ministero del Lavoro, entro il 2029 oltre 2,4 milioni di assunzioni richiederanno competenze legate alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale.

Si tratta di quasi due terzi del fabbisogno occupazionale previsto nel quinquennio. Inoltre, per più di 1,5 milioni di posti di lavoro sarà richiesto un livello di competenza green elevato, pari a circa il 40% del totale.

Le competenze più richieste
L’attitudine al risparmio energetico è ormai una competenza trasversale. È richiesta nel 64% dei casi per operai, conduttori di macchinari e professioni impiegatizie, mentre sale al 70% per i tecnici e i lavoratori specializzati. La domanda di competenze nella gestione di tecnologie e prodotti green interessa oltre 1,6 milioni di lavoratori a livello intermedio e più di 750mila a livello avanzato. Il fenomeno è in crescita: nel solo 2024, le imprese italiane hanno programmato oltre 4,4 milioni di ingressi di lavoratori con competenze green, con un incremento di circa 72mila unità rispetto al 2023. L’incidenza sul totale delle nuove assunzioni è salita all’80,6%, segno che la sostenibilità è ormai una priorità strategica per il sistema produttivo.

Lavoratori difficili da trovare
La crescita della domanda non è accompagnata da un’offerta di competenze adeguata. Molte figure tecniche risultano infatti introvabili. Gli specialisti di saldatura elettrica registrano una difficoltà di reperimento pari al 73,7%, seguiti da installatori di linee elettriche, riparatori e cavisti (69%) e da assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche (68%). Anche gli ingegneri energetici e meccanici e i tecnici per il risparmio idrico ed energetico sono difficili da reperire, con tassi di carenza compresi tra il 40% e il 50%. Questo squilibrio tra domanda e offerta di competenze, noto come mismatch occupazionale, costa all’Italia circa 44 miliardi di euro in termini di mancato valore aggiunto, una cifra che corrisponde a quasi 2,5 punti di PIL.

La risposta del sistema formativo
Per colmare il divario, il mondo della formazione si sta adattando. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha promosso il modello 4+2, che prevede quattro anni di scuola secondaria più due anni di formazione negli Its Academy, con l’obiettivo di creare competenze mirate e concrete. In alcune regioni italiane, la risposta formativa è già in atto. La Lombardia rappresenta un esempio virtuoso: ogni anno investe 65 milioni di euro nella formazione tecnica, di cui 55 milioni destinati agli Its Academy e 10 milioni ai corsi Ifts.

L’obiettivo è sostenere l’incontro tra giovani, imprese e opportunità lavorative nei settori più innovativi. La trasformazione in corso ridisegna le priorità del mercato del lavoro. Le aziende cercano tecnici e professionisti capaci di gestire i processi produttivi in chiave sostenibile, ridurre i consumi e innovare i modelli energetici. In questo contesto, la formazione rappresenta la chiave per garantire competitività e occupazione, offrendo ai giovani una concreta opportunità di crescita in un’economia sempre più orientata alla transizione ecologica.

Da: https://quifinanza.it/lavoro/