
Terni, 16 set. (Umbria 24) – Venti ricercatori italo-statunitensi hanno scoperto una nuova tipologia sepolcrale lo scorso luglio. Secondo gli esperti il ritrovamento è «indice della multiculturalità di un centro umbro fortemente etruschizzato». Ѐ accaduto durante gli scavi alla necropoli del Vallone di San Lorenzo a Montecchio.
Scavi. La scoperta è stata fatta in una nuova area tra quelle già interessate dalle campagne 2017-2019. Durante gli scavi «sono state individuate due tombe a fossa scavate nel conglomerato argilloso locale, con una copertura realizzata con lastre di travertino.
Le fosse poco profonde erano tuttavia contenitive di un ricco corredo. Ogni sepoltura ha difatti restituito una decina di forme vascolari tra cui olle per utilizzi legati al pasto quotidiano e forme in bucchero di ottima fattura importate da Orvieto. Altri contenitori sono stati ricondotti ad una produzione locale che, nonostante la minore qualità esecutiva, è tuttavia indice di alto valore culturale poiché legata alle connotazioni demiche della comunità locale da cui deriva».
Ritrovamenti. Molto interessante anche un’altra particolarità emersa in una delle fosse. Si tratta di «un altare-mensa quadrangolare di travertino». Posto sopra le lastre di copertura della fossa, su di esso era stata intenzionalmente lasciata in offerta un’olla in una fase successiva alla prima deposizione.
All’interno del recipiente c’era una sostanza alimentare «che potrebbe essere ricondotta al cosiddetto ‘pelanos’, una sorta di farinata, di un antico grano di tradizione mesopotamica. Questo veniva offerto agli dei inferi per accogliere il defunto nell’oltretomba e che trova in Grecia a Delfi un suo utilizzo nel noto santuario oracolare».
Multiculturalità. Oltre a buccheri (ceramiche nere) e alle canoniche forme di produzione orvietana, rinvenuti anche nelle campagne precedenti, sono state trovate produzioni «più vicine ai centri tirrenici di cui la tradizione attestata finora a Montecchio rivela rapporti con la cultura falisco-capenate». Dalle indagini geognostiche, che hanno consentito di mappare il tratto di terreno, è risultato che le novità potrebbero non essere finite qui.
Il team. Quattro settimane di scavi che hanno coinvolto una ventina di studiosi tra archeologi e studenti dell’Università degli studi di Perugia, sotto la direzione scientifica del professor Gian Luca Grassigli. Ma anche della Kent State University – Ohio (Usa), sotto la direzione della professoressa Sarah Harvey, università statunitense che sta contribuendo alle indagini sul territorio.
Gli scavi sono condotti dagli archeologi Stefano Spiganti e Francesco Pacelli, fields director delle operazioni sul campo. Lo scavo è realizzato con la concessione del ministero per i Beni e le Attività Culturali e la stretta collaborazione e supervisione di Luca Pulcinelli della Soprintendenza archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.
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Fonte foto: Artbonus.gov.it