
Il Cairo, 6 giu. (Gilberto Modonesi, Mediterraneo Antico) - Le teogomie del periodo storico vengono adattate in epoca greco-romana per adattarle ai nuovi sovrani stranieri. Nei mammisi vengono rappresentati drammi liturgici che si riferiscono alla nascita di infanti divini che si identificano col sovrano del momento.
Tutta la sequenza di fasi della liturgia, che inizia con l’annuncio di Amon-Ra di creare un figlio come suo successore sulla terra, fino alla intronizzazione del fanciullo divino e del suo Ba, sono documentati significativi aspetti rituali.
L’evoluzione del mammisi
“Mammisi” è il nome dato da Champollion a quegli edifici templari che in origine erano denominati per-meset, “casa della nascita”. Questi edifici, inseriti in un complesso templare, avevano lo scopo di consacrare la nascita del fanciullo che completava la triade divina del tempio.
Esistono in Egitto numerosi resti di edifici che fanno pensare a una loro destinazione come mammisi, ma il loro stato attuale non consente di affermarlo con certezza. Sono sicuramente esistiti i mammisi di File, Kom Ombo, Edfu, Ermant, Dendera, Esna, alcuni sono totalmente scomparsi. Non sono considerati mammisi in senso stretto “il portico della nascita” a Deir el-Bahari1, la sala della nascita di Amenhotep III nel tempio di Luxor e la sala I del tempio di Hibis a Kharga: le rappresentazioni e i testi di queste liturgie sono fondamentali per comprendere i misteri esposti nei mammisi; però essi non si riferiscono alla nascita del terzo personaggio della triade divina. Queste rappresentazioni sono invece parte essenziale del culto regale.
Il mistero della nascita divina è conosciuto anche in una forma diversa da quella rappresentata nei mammisi. Basti ricordare la miracolosa concezione di Horus rappresentata nel tempio di Sethi I ad Abido. La scena è stata duplicata pari pari nelle celle dedicate ad Osiri sul terrazzo del tempio di Dendera.
Così nello stesso tempio di Dendera abbiamo due diversi approcci alla concezione e alla nascita del re-dio: per Horus si è seguito lo schema del mito osiriano; nel mammisi il concepimento e la nascita di Ihy si sviluppano in una elaborata liturgia che sembra avere i suoi fondamenti in una antica teogamia solare. È interessante rilevare che i due approcci hanno comunque la stessa finalità: la nascita dell’erede divino che regnerà sul trono d’Egitto.
Nei mammisi si celebrava il mistero della nascita divina in determinate epoche dell’anno con veglie e con canti e danze, con la partecipazione di cori e musicisti. Il rituale dei misteri si svolgeva nella cella del mammisi, mentre il viale di accesso e la corte erano destinate alla esecuzione delle melodie e alle coreografie notturne.
Si stima che fossero una ventina i preti che dovevano recitare il dramma sacro rivestiti con appropriati costumi e maschere delle divinità coinvolte. C’era bisogno di spazio per isolare i preti che celebravano il mistero dalle impurità esterne e dai semplici comprimari del rito. Inoltre nei mammisi si celebrava il culto divino, tre volte al giorno, davanti alle statue dei mammisi. Nei mammisi più antichi, come quello di Nectanebo, la processione per il culto divino giornaliero partiva dal tempio grande e comportava un certo impegno logistico-organizzativo. Con l’aggiunta di una sala delle offerte il mammisi divenne un piccolo tempio autonomo. Una scala laterale consentiva di salire sul tetto del mammisi all’inizio dell’anno per rigenerare le statue esponendole ai raggi solari.
I mammisi sono orientati verso est, realmente o virtualmente, per sottolineare l’aspetto cosmico della nascita divina. Molte immagini erano ricoperte di una lamina d’oro per affermarne il valore eterno. “L’oro è l’elemento essenziale della vita divina. È la carne degli dei ed è a loro riservato. Rivestire d’oro una rappresentazione è dunque infondergli questa vita…”.5
La più antica liturgia del mistero della nascita si fa risalire al Papiro Westcar, nella parte che riporta “La nascita dei tre re” che inizieranno la V dinastia. Qui il padre è il dio sole Ra, la madre è la sposa del gran sacerdote di Ra, varie divinità assistono la partoriente e fanno da levatrici6. I tre neonati sono presentati come statue: carne d’oro, ossa d’argento, capelli di lapislazzuli, altezza di un cubito.
Nel periodo antico un re-dio poteva nascere in una sala all’interno di un tempio. Con l’avvento dei sovrani nubiani della XXV dinastia le concezioni teologiche della sovranità dovettero essere adattate perché questi re, in quanto stranieri, non potevano essere considerati in origine come divinità. Per loro si dovette creare la mistica di un processo che iniziava con la loro generazione da parte del dio Amon con la dea locale, a cui seguiva la nascita “divina” e l’intronizzazione del fanciullo regale.
Il risultato di questa evoluzione si è consolidato e dopo la Bassa Epoca tutte le grandi metropoli religiose dovevano avere un mammisi. Il più antico esistente è quello di Nectanebo I a Dendera e quello più recente è a nome di Traiano, anche questo a Dendera. L’esame architettonico dei mammisi, dal più antico al più recente, mostra notevoli variazioni dimensionali, certamente dovute all’arricchimento delle manifestazioni del culto e all’aumentato numero degli attori del dramma sacro.
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Autore foto: Hedwig Storch, Wikipedia