
Hradec Králové (Cec.), 21 lug. (Antikitera.net) - Era uno snodo di rilievo lungo i tracciati che si diramavano dalla via dell’ambra. Un centro reso prospero dal commercio della preziosa resina fossile, che era acquistata per le proprietà magiche e per la bellezza solare della materia. Una materia elettrica, che attirava a sé i capelli, come se nella “pietra” stessa si celasse la forza arcana dell’universo.
Una scoperta archeologica di portata straordinaria è stata annunciata dagli archeologi cechi: durante gli scavi di soccorso avviati lungo il tracciato della futura autostrada D35, nella Boemia orientale, nei pressi della città di Hradec Králové, è riemerso uno dei più importanti insediamenti celtici dell’Europa centrale.
Le ricerche, iniziate in sordina quasi un anno fa, sono state rese pubbliche solo ora, dopo le necessarie verifiche e la messa in sicurezza dei reperti. Il sito è riferibile al periodo di La Tène, tra la fine del III e l’inizio del I secolo a.C. Proprio da questo popolo – leggendario e potente – deriva, secondo la storiografia antica, il nome stesso della Boemia: Boiohaemum, ovvero “terra dei Boi”.
L’insediamento appena portato alla luce si distingue per dimensioni e complessità: occupa una superficie di almeno 25 ettari, contro gli 1-2 ettari tipici degli altri siti della stessa epoca. Una vera e propria “città dell’ambra”, come la definiscono gli archeologi, dove si svolgevano attività economiche, artigianali e culturali di rilievo. «Non si tratta di un villaggio ordinario – ha dichiarato Tomáš Mangel dell’Università di Hradec Králové – ma di un agglomerato centrale, un luogo cardine per la regione, attivo per oltre due secoli. La sua funzione economica e sociale è attestata dal numero e dalla varietà dei reperti rinvenuti». Tra questi: fornaci per la ceramica, scorie di vetro, strumenti per la lavorazione dell’ambra, nonché numerose monete celtiche, in oro e argento, alcune delle quali coniate in loco. Un dato che da solo basterebbe a riscrivere la geografia commerciale della Mitteleuropa in età preromana.
La presenza dell’ambra baltica, combinata con ceramiche di pregio e monete di zecca locale, suggerisce che l’insediamento fosse strettamente legato alla celebre Via dell’Ambra, la rotta commerciale che collegava il Mar Baltico all’Adriatico, passando per le regioni dell’attuale Repubblica Ceca. Questa via era percorsa da mercanti, intermediari e alchimisti dell’antichità, che portavano con sé non solo materiali preziosi, ma anche idee, riti e simboli. L’insediamento presso Hradec Králové doveva fungere da emporio di scambio e da nodo culturale, una sorta di hub proto-urbano nel cuore della Mitteleuropa celtica.
Le indagini sul campo sono state condotte congiuntamente dall’Università di Hradec Králové, dal Museo della Boemia Orientale e dall’associazione Archaia Praha. Ora, tutti i reperti sono stati trasferiti presso il museo regionale per le operazioni di pulizia, catalogazione e studio. Una piccola mostra sarà aperta nei prossimi mesi, ma per l’allestimento di una grande esposizione serviranno ancora anni di ricerca, data la vastità del materiale emerso. Si tratta di migliaia di oggetti, ciascuno con la propria storia da raccontare.
I Boi: tra leggenda e realtà
La tribù dei Boi era una delle più potenti e mobili del mondo celtico. Originari dell’Europa centrale, migrarono in varie direzioni: verso l’Italia settentrionale (dove si stabilirono nella pianura padana), verso la Gallia e perfino in Anatolia. La loro memoria è rimasta impressa nel toponimo Bohemia, come pure nella toponomastica del modenese (Boiardo) e nelle fonti romane, che li descrivevano come fieri, raffinati e organizzati. Il ritrovamento presso Hradec Králové riporta l’attenzione sulla centralità culturale e commerciale di questo popolo, troppo a lungo relegato a margine delle grandi narrazioni storiche.
I Galli Boi, la stessa tribù al centro della straordinaria scoperta boema, non furono confinati alle foreste e ai fiumi dell’Europa centrale. Una parte consistente del loro popolo, spinta forse da pressioni demografiche o ambizioni di conquista, migrò verso sud nel IV secolo a.C., attraversando le Alpi e insediandosi stabilmente nella pianura padana. L’area che scelsero – tra l’attuale Modena, Parma e Bologna – era allora un mosaico di terre fertili e corsi d’acqua navigabili, ideale per l’agricoltura, l’allevamento e il controllo delle rotte commerciali. Qui fondarono oppida e villaggi, alcuni dei quali, secondo la tradizione, divennero le radici di città come Felsina (la futura Bologna) e Mutina (Modena), già abitate dagli Etruschi ma profondamente trasformate dai nuovi arrivati. Il nome “Boi” è rimasto nel tempo: lo si ritrova nel titolo di “dux Boiorum” (duca dei Boi), nelle fonti romane, e soprattutto nel toponimo del feudo dei Boiardi, antica famiglia nobiliare legata a queste terre.
I Galli Boi introdussero nuove tecniche agricole e un culto radicato del vino, tanto che Plinio il Vecchio li cita per la viticoltura avanzata delle loro terre. Ma la convivenza con Roma fu destinata a deteriorarsi. Dopo decenni di tensioni e battaglie, i Boi italiani furono sconfitti nel 191 a.C. dal console Publio Cornelio Scipione Nasica, nel corso della guerra gallica, e in gran parte deportati o sterminati. Eppure, qualcosa sopravvisse. Nei campi, nei dialetti, nelle forme di vita rurale, tracce della cultura boia continuano a sussistere, mimetizzate nel paesaggio emiliano.
Da: www.antikitera.net/
Fonte foto: Repubblica