
Milano, 22 set. (Adnkronos) - “Ormai è chiaro che, escludendo il Pnrr, c’è poca finanza a disposizione. Per questo, servono interventi mirati che possano permettere alle imprese di investire in tecnologia. E poi immaginiamo una riduzione del cuneo fiscale per le assunzioni di nuovi lavoratori dipendenti”.
Così, con Adnkronos/Labitalia, Matteo De Lise, presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), sulla prossima manovra economica del governo. Ungdcec che a Genova dal 28 al 30 settembre prossimi dedicherà un convegno nazionale al tema 'I giovani commercialisti futuri protagonisti della sostenibilità'.
E secondo De Lise nella prossima manovra del governo ci si aspetta "lo spazio necessario per dare alle imprese la possibilità di tornare rapidamente competitive. Aziende e cittadini (insieme ai commercialisti che li assistono) hanno bisogno di emergere da questi anni di sacrifici e difficoltà e tornare a una condizione favorevole, che tra l’altro sarebbe utile a sostenere il fisco e l’economia italiana. Altrimenti si rischia anche di avere un gettito sempre minore”.
E' urgente quindi sostenere le imprese, secondo De Lise, perchè “sicuramente la salute delle imprese italiane non è la migliore possibile, ci troviamo in un momento anche storico in cui si iniziano a percepire ristrettezza economica, scarsa liquidità che va a incidere nelle imprese per quanto riguarda la capacità di sostenere investimenti e sviluppo; e scarsa liquidità anche nelle tasche dei contribuenti italiani. Questo porta, anche considerando l'inflazione, a un drastico calo dei consumi. Occorre investire per invertire questa tendenza che potrebbe rivelarsi pericolosa per il sistema Paese”, ribadisce.
Sul fisco, ribadisce, "ci aspettiamo una maggiore semplificazione. L'ultimo episodio relativo alla lettera di compliance sul quadro RS dei regimi forfettari va in senso contrario rispetto a quanto fin qui promesso. Auspichiamo che anche nella bozza della manovra vengano proposte norme che mirino alla semplificazione”, sottolinea.
E per quanto riguarda la Rottamazione quater "di certo non è la soluzione ai debiti incagliati per contribuenti e Stato. Serve una misura più forte e organica, in quanto tantissimi debiti sono nati successivamente al 2020: presto ci troveremo lo scoglio al 31 ottobre del versamento del 20% di tutto il debito rottamato, che comprende anche quelli più recenti e potrebbe essere difficile da superare".
"Distribuire i pagamenti lungo un arco temporale più ampio e adeguato, potrebbe essere -spiega- una prima soluzione. Ricordo che, secondo i dati dell'Agenzia delle Entrate, per la rottamazione delle cartelle avviate tra il 2016 e il 2018, gli incassi sono stati di 19,9 miliardi di euro rispetto ai 53,9 ipotizzati. Tra l’altro, le imprese vivono un periodo storico di grande incertezza, con un livello di rischio creditizio medio-alto per quasi un’impresa su due, secondo le ultime indagini", aggiunge.
Da: www.adnkronos.com
Fonte foto: Finindustria