Concorsi pubblici 2026, perché i posti in palio saranno molti di più

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Roma, 28 ott. (Claudio Garau, Qui Finanza) - I concorsi pubblici non sono più attraenti come un tempo. Oggi il mito del posto fisso è, almeno in parte, sbiadito ma lo scenario dei prossimi mesi, sul fronte delle nuove assunzioni negli uffici della PA, si arricchisce di un’interessante conferma nel testo della manovra 2026.

Sostanzialmente, dal primo gennaio del prossimo anno il limite al turnover nella pubblica amministrazione sarà eliminato in modo integrale e, perciò, non ci sarà più alcuna restrizione al rapporto tra neo-pensionati del pubblico impiego e nuove assunzioni. Vediamo allora alcuni dati interessanti e scopriamo perché le istituzioni hanno scelto questa strada per modellare la PA del futuro.

Nuove regole di legge sulla staffetta generazionale negli uffici pubblici
C’è un dettaglio non di poco conto, per chi ambisce a lavorare in ambito pubblico. Nella storia dell’Italia il turnover è stato spesso frenato dal legislatore, per arginare le uscite della spesa pubblica. La possibilità di sostituire i dipendenti, che vanno in pensione o lasciano il servizio, è stata limitata in particolare nei momenti di crisi o di forte disavanzo.

Basti pensare agli anni ’90, in cui debuttarono importanti misure di risanamento dei conti pubblici, le quali introdussero severi vincoli alle nuove assunzioni. Anche dopo la crisi economica del 2008, comparvero forti limitazioni, con un impatto significativo sull’età media e sull’efficienza complessiva della PA. Soltanto negli ultimi anni – e in particolare nel periodo pre-pandemia – si è assistito a una graduale riapertura delle assunzioni e, ora, con la legge di Bilancio 2026 l’intenzione è quella di archiviare definitivamente una percentuale vincolante per i prossimi inserimenti di dipendenti.

Cambia infatti la capacità assunzionale degli enti pubblici, ossia il limite legale entro cui una PA può assumere nuove risorse, nel rispetto dei vincoli di bilancio, delle proprie disponibilità finanziarie e delle cessazioni di personale avvenute. Il quadro delle novità in tema di turnover si può riassumere nei termini seguenti:

le norme attuali stabiliscono un limite di assunzioni corrispondente al 75% del personale che lascia il pubblico impiego nell’anno precedente (per enti con più di venti dipendenti a tempo indeterminato);
la legge di Bilancio 2027 cancella il tetto alle assunzioni 2026.
Le PA potranno procedere alla sostituzione integrale, e non più soltanto parziale, di coloro che si pensionano o lasciano il lavoro presso l’ente pubblico, per altre ragioni.

Le motivazioni dello sblocco totale del turnover

La modifica – già prevista e programmata in un comma del testo della precedente manovra – non è di certo un fulmine a ciel sereno. È orientata a coprire – finalmente – quei vuoti d’organico che rappresentano un serio rischio per il funzionamento dei servizi pubblici e la continuità dell’azione amministrativa. Ricordiamo che la PA del nostro paese ha un’età media del personale significativamente maggiore al confronto con altri Stati UE e che nel prossimo futuro saranno in tanti ad andare in pensione, pur con un’età pensionabile in aumento.

L’aggiornamento delle norme aderisce all’idea di modernizzazione di uffici e servizi, che rappresenta una delle chiavi di attuazione degli obiettivi inclusi nella tabella di marcia Pnrr. È certamente un’iniezione di ossigeno per le attività del settore pubblico, ancora oggi alle prese con una carenza di personale dovuta anche ai limiti imposti dalle norme che si sono sovrapposte nel corso degli anni.

Perciò l’inserimento di forze fresche, preparate e formate anche dal punto di vista tecnologico agevolerà il potenziamento dei servizi e ingresso di nuove competenze, essenziali per la modernizzazione e l’attuazione degli obiettivi correlati ai fondi europei.

Ad es. nei Comuni, anche in quelli piccoli, l’arrivo di nuovi funzionari con know-how digitale potrà velocizzare la gestione delle pratiche online, riducendo i tempi di attesa per cittadini e imprese. Allo stesso modo, nelle Asl e negli enti sanitari, personale formato all’uso dei sistemi informativi permetterà una gestione più rapida ed efficiente delle prenotazioni, dei referti digitali e dei dati clinici, migliorando sia la qualità del servizio sia la sicurezza delle informazioni.

Cosa cambia per i concorsi pubblici nel 2026
Dopo essere stato prospettato nella precedente legge di Bilancio, lo sblocco totale del turnover si avvia ora alla conferma. Questo significherà ampliare e aumentare le procedure concorsuali. Grazie alle nuove norme, infatti, avremo più bandi di concorso e più posti disponibili in ciascun bando. Gli enti saranno liberi di assumere senza le restrizioni degli ultimi anni, favorendo la copertura dei posti vacanti e aumentando – così – la qualità dei servizi resi alla cittadinanza.

Come accennato, per realizzare gli investimenti e le riforme previste dal Pnrr – in scadenza nel 2026 – enti locali e amministrazioni centrali necessitano di personale adeguato e qualificato per gestire tutte le fasi dei progetti: dalla progettazione alla gestione degli appalti, fino al monitoraggio dei lavori.  Ad es. nelle amministrazioni locali i nuovi assunti potranno occuparsi della digitalizzazione dei servizi urbanistici e della gestione dei fondi per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, mentre nelle amministrazioni centrali il personale formato sarà fondamentale per il controllo e la rendicontazione dei finanziamenti europei destinati a infrastrutture e innovazione tecnologica.

Concludendo, è chiaro – quindi – che lo sblocco del turnover non è soltanto una sorta di manifesto del programma delle istituzioni, ma soprattutto un’opportunità strategica per rafforzare la pubblica amministrazione e dare nuove occasioni di lavoro.

Da: https://quifinanza.it/info-utili/scioperi/

Fonte foto: AdnKronos