Adottati gli standard minimi per la certificazione delle competenze acquisite dai lavoratori disoccupati, anche in ambiti non formali

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Il Consiglio dei Ministri, ancorché dimissionario, adottando il decreto legislativo sulla certificazione delle competenze, ha risposto “alle sollecitazioni rivolte dalla Ue ai Paesi membri”, come sottolinea una nota dell’ufficio stampa di palazzo Chigi.
L’innovativo provvedimento ha completato il "pacchetto” di specifiche disposizioni che la legge di riforma del lavoro 2012, proposta dal ministro Fornero, lasciava alla competenza del Governo.

In sintesi, ciò consentirà a tutti coloro che non ricevono più un’istruzione e/o che non hanno più un lavoro – soprattutto ai giovani - di far emergere tutte le competenze finora acquisite nei propri contesti di lavoro, nella vita quotidiana e nel tempo libero, per valorizzarle e far crescere il proprio capitale umano.
Saranno infatti certificati anche gli apprendimenti "non formali", purché compresi in un repertorio nazionale, la cui mancanza ha costituito, sinora, uno dei problemi più gravi per l'orientamento dei giovani e degli adulti. Tale repertorio sarà accessibile e consultabile per via telematica. Il decreto fissa anche una regolamentazione dell'erogazione dei servizi di validazione e certificazione delle competenze, e dagli standard minimi di riferimento per le certificazioni e le attestazioni spendibili a livello nazionale ed europeo.
È prevista una fase di monitoraggio, per la piena realizzazione della dorsale informativa unica, che sarà resa operativa mettendo in collegamento tutte le banche dati territoriali e centrali già esistenti.