
Roma, 29 ott. (Matteo Runchi, Qui Finanza) - Gli stipendi degli italiani sono rimasti fermi a settembre 2025 rispetto al mese precedente. Sul 2024 l’aumento è del 2,6%, ma non tutti i settori hanno giovato della stessa crescita delle retribuzioni. Agricoltura e pubblica amministrazione battono industria e servizi. Più di tutti, però, sono aumentati gli stipendi dei funzionari ministeriali.
I dati dell’Istat rivelano però anche alcuni problemi. Fermi da un anno gli stipendi nella farmacia e nelle telecomunicazioni, mentre la media è sotto alla crescita del carrello della spesa. Nel frattempo 5,6 milioni di dipendenti stanno aspettando il rinnovo del contratto ormai scaduto.
Dove crescono di più gli stipendi
La classifica dei macro-settori in cui gli stipendi crescono maggiormente mette il primario in cima, con i maggiori contributori del Pil, industria e servizi, sul fondo:
1. agricoltura +4,9%;
2. pubblica amministrazione +3,3%;
3. servizi privati +2,4%;
4. industria +2,3%.
A livello specifico, invece, è la pubblica amministrazione a occupare buona parte delle prime posizioni, con i ministeri che registrano un aumento triplo rispetto alla media nazionale:
1. ministeri +7,2%;
2. militari e Difesa +6,9%;
3. Vigili del Fuoco +6,8%;
4. Forze dell’Ordine +6,1%;
5. energia e petroli +5,2%.
I settori specifici che fanno peggio in assoluto sono le farmacie private e le telecomunicazioni, dove da un anno non si registra alcun movimento.
Retribuzioni in calo rispetto al carrello della spesa
La media dell’aumento degli stipendi italiani nell’ultimo anno batte l’inflazione. I prezzi a settembre registravano una crescita dell’1,6% e, anche considerando l’inflazione di fondo, non superavano il 2,0%. Gli stipendi sono aumentati del 2,6% e, di conseguenza, il potere d’acquisto degli italiani dovrebbe essere cresciuto leggermente.
Se però si considera il carrello della spesa, il paniere di beni acquistati più comunemente in Italia, si nota che l’aumento dei prezzi a settembre era del 3,1%. Lo 0,5% in più rispetto alla crescita media delle retribuzioni. Questo spiega perché il sentore comune è quello di una perdita di potere d’acquisto.
Nelle spese di tutti i giorni, dagli alimentari ai dispositivi elettronici, i prezzi crescono più degli stipendi. Se si considera il dato del carrello della spesa, i settori che sono riusciti a non perdere potere d’acquisto sono una minoranza.
Ancora 5,6 milioni di italiani senza contratto collettivo
Il rapporto dell’Istat sottolinea inoltre la situazione dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali, che sono il mezzo principale di crescita dei salari nel nostro Paese, in mancanza di un aumento strutturale della produttività. A oggi solo il 56,9% dei dipendenti ha un contratto attivo, considerando anche i 5 rinnovi contrattuali del terzo trimestre del 2025.
Tutto il resto della forza lavoro stipendiata, il 43,1%, 5,6 milioni di dipendenti, lavora senza un contratto collettivo nazionale aggiornato. I contratti in attesa di rinnovo sono in totale 29, contro i 46 aggiornati. Tra quelli in trattativa, il più importante è sicuramente quello dei metalmeccanici, che da solo copre 1,5 milioni di lavoratori.
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