Roma, 28 ott. (Alessandra Di Bartolomeo, Qui Finanza) - Ridurre lo stress da lavoro e gestire al meglio i propri figli, ecco perché sempre più lavoratori cercano asili nido. Se sono poi aziendali, ancora meglio.
Grazie a essi, infatti, si riesce a lavorare meglio e si può tornare prima al proprio impiego dopo un congedo di maternità o paternità. In più, ci si sente più tranquilli in quanto si ha la certezza che il proprio bambino sarà ben accudito.
Ma cosa sono esattamente e come funzionano gli asili nido, quelli aziendali e qual è la situazione generale in Italia?
Cosa sono gli asili nido e quelli aziendali
Gli asili nido sono delle strutture educative che ospitano bambini di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni ed hanno l’obiettivo di favorire la loro crescita.
Gli aziendali, invece, hanno lo stesso fine dei primi ma sono messi disposizione dall’azienda per i propri dipendenti. Solitamente si trovano all’interno del luogo in cui si lavora o molto vicino in modo tale da permettere ai genitori di lasciare lì i piccoli mentre svolgono le loro mansioni. Così come quelli pubblici e privati, ospitano anch’essi bambini piccoli di età compresa tra 3 mesi e i 3 anni. Offrono inoltre servizi educativi e di assistenza. Per quanto riguarda il funzionamento, è lo stesso dei classici asili nido (pubblici/privati). Sono aperti, infatti, per almeno 5 giorni a settimana, per circa 6 ore al giorno e la struttura resta attiva solitamente 10 mesi l’anno.
Ogni tipologia di asilo nido, soprattutto quella aziendale, facilita molto la vita dei lavoratori. C’è però un problema ovvero la scarsità di strutture. Secondo studi recenti, infatti, il nostro paese è indietro rispetto ai cugini europei perché c’è carenza di asili pubblici, privati e aziendali nonostante la domanda sia alta.
Qual è la situazione in Italia
Dagli ultimi dati Istat elaborati dalla Cgil (2023) si evince che in Italia ci sono in totale 350 mila asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia.
Significa quindi che solo il 28% dei piccoli, poco più di 1 su 4, ne può fruire per cui 900 mila bambini ne sono esclusi.
L’Italia, quindi, è ancora lontana dall’obiettivo stabilito dalla Ue che prevedeva che si garantissero posti per almeno il 33% dei piccoli entro il 2010. Il nostro paese si era però impegnato a raggiungere tale traguardo entro il 2027. Peccato che l’Unione Europea intanto ne abbia fissato un altro ovvero quello di arrivare a una copertura del 45% entro il 2030.
Considerando che negli ultimi 10 anni in Italia i posti disponibili negli asili per i bambini sono calati del 3,9% sarà davvero difficile realizzare il nuovo obiettivo fissato dall’Unione Europea. La situazione italiana, infatti, nonostante le promesse, non è migliorata, anzi è peggiorata e di parecchio.
In più nel nostro paese, oltre alla mancanza di posti, c’è un altro grande problema ovvero quello della disparità territoriale. Che significa? Ebbene che in alcuni regioni ci sono più posti disponibili all’asilo come in Umbria la cui copertura è del 38,9%, in Emilia-Romagna, Lazio e Friuli Venezia Giulia del 33% mentre in Campania è solo del 10,7%. Più nel dettaglio, la copertura al Centro Nord è del 36,1%, al Nord Est del 35%, al Nord Ovest del 30,8%, alle Isole del 15,9% e al Sud Italia al 15,2%.
Questo crea ovviamente notevoli problemi alle famiglie ai quali si aggiunge anche il costo, spesso molto alto, delle strutture. La conseguenza è che molte famiglie decidono di non iscrivere i propri figli agli asili nido e gli effetti si ripercuotono soprattutto sul lavoro.
Quanto spendono i comuni per gli asili nido?
Sempre dai dati forniti della Cgil (2023) si evince che per gli asili nido, i comuni sborsano in media 7.600 euro per ogni piccolo che frequenta ma vi sono delle differenze a seconda della zona nella quale si abita e della gestione.
In ogni caso i comuni spendono 9.952 euro (in media per bambino) per quelli che gestiscono direttamente, 5.434 euro per quelli comunali gestiti da aziende o da organizzazioni esterne e 3.775 euro per quelli privati che riservano posti ai piccoli mediante accordi con il comune. La media dei contributi che i comuni erogano alle famiglie per pagare le rette, invece, è di 1994 euro.
Intanto, per aumentare l’offerta dei posti negli asili nido, si credeva che l’Italia avesse trovato una soluzione grazie al Pnrr ovvero al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con la creazione di 265 mila nuovi posti. Ciò però non è avvenuto in quanto molti comuni non hanno partecipato al progetto e in più si sono verificati dei ritardi anche a causa delle difficoltà burocratiche. Tali ostacoli, quindi, hanno bloccato il piano e con la revisione del Pnrr l’obiettivo dei nuovi posti è stato ridotto di oltre 100 mila posti. In ogni caso il governo Meloni ha promesso che troverà nuovi fondi per coprire i tagli e garantire posti per il 33% dei bambini entro il 2026.
Pochi asili nido aziendali
Gli asili nido aziendali in Italia sono ancora pochi e concentrati soprattutto al Nord. Secondo gli ultimi dati Istat del 2023, inoltre, soltanto l’1,1% delle imprese ha attivato tali servizi a condizioni gratuite o agevolate.
Ma come funzionano esattamente gli asili nidi aziendali? Ebbene, allo stesso modo di quelli pubblici o privati. La differenza è che sono forniti dall’azienda nella quale si lavora. Come spiegato, essi devono restare aperti almeno per 42 settimane all’anno e per 5 giorni alla settimana. Per quanto riguarda le rette, invece, di solito sono più basse di quelle delle strutture pubbliche e private.
Esistono tre tipologie diverse di asili nido aziendali. C’è quella a gestione diretta che si trova dentro l’azienda ed è gestita da personale assunto direttamente dall’impresa. Quella a gestione indiretta che si trova sempre nell’azienda ma è gestita da una società esterna e l’interaziendale che può trovarsi anche in un luogo diverso da quello in cui ha sede l’impresa. A differenza delle prime due, quest’ultima categoria accoglie i figli dei dipendenti di più aziende (diverse) e non solo di una singola impresa.
L’importanza degli asili nido aziendali
Perché le aziende dovrebbero avere degli asili nido? Ebbene, per aiutare i neogenitori (soprattutto le mamme) a conciliare la vita lavorativa con quella aziendale. Offrire questa tipologia di supporto, inoltre, migliora la situazione delle donne nel mondo del lavoro e aumenta l’occupazione femminile. Sono una manna dal cielo anche per le famiglie che hanno redditi più bassi o si trovano in difficoltà economiche e il motivo è che sono meno costosi di quelli privati.
La Legge 448/2001 (articolo 40), intanto, cerca di incoraggiare l’apertura degli asili nido aziendali anche se al momento sono ancora poche le imprese che decidono di offrire questo supporto. Tra le più virtuose ci sono invece la Nestlè, la Artsana Group (che include anche la Chicco), la Pirelli, la Ferrari, l’Università di Milano-Bicocca e istituti di credito come Intesa San Paolo, Mediolanum, Bnl e Unicredit, solo per citare le più importanti.
Vantaggi per aziende e lavoratori
Fornire asili nido ai dipendenti porta numerosi vantaggi alle aziende. Grazie a essi, infatti, queste ultime migliorano la reputazione, attirano persone qualificate (che sono più felici di lavorare in un luogo che si prende cura del proprio personale) e riducono l’assenteismo. Inoltre, in un ambiente di lavoro più favorevole, il dipendente è sicuramente più motivato a fare bene e ciò può portare a un aumento della produttività. Le aziende che investono negli asili nido, quindi, non soltanto migliorano il benessere dei dipendenti ma ottengono benefici evidenti per il loro business.
Se ci sono vantaggi per le aziende, ce ne sono molti anche per i dipendenti. In primo luogo, gli orari degli asili nido sono più flessibili per cui i genitori possono gestire al meglio la loro giornata lavorativa. Le rette, invece, come detto, sono più basse con un risparmio che può arrivare anche a 300-400 euro al mese. Inoltre i dipendenti possono stare vicini ai loro figli durante il giorno e ciò è molto rassicurante.
Anche per i bambini che frequentano asili nido aziendali i vantaggi sono molteplici. In primo luogo, imparano a socializzare fin da piccoli con altri bambini e poi iniziano ad adattarsi a nuove situazioni e ambienti. Possono poi condividere giochi e spazi, diventare più autonomi nelle attività quotidiane e sviluppare al meglio la loro creatività grazie ai giochi e all’esplorazione.
Iniziative a sostegno delle madri nel mondo del lavoro
Lo scorso novembre 2023, il Governo ha presentato il Codice di autodisciplina a favore della maternità per le aziende che desiderano adottare delle politiche a favore delle madri e migliorare le possibilità di carriera di queste ultime.
Ebbene, circa 100 imprese hanno firmato questo patto e si sono rese disponibili non solo a favorire la carriera delle donne dopo la maternità ma anche a soddisfare i loro bisogni di salute e quelli dei bambini. Inoltre si sono rese disponibili a modificare gli orari e le modalità di lavoro per rendere più semplice la gestione della vita familiare e fornire supporto economico per le spese legate alla cura e all’educazione dei figli.
Creare più asili nido aziendali, dunque, è fondamentale per raggiungere tale traguardo. Aiuterebbe, infatti, come spiegato, a far sì che le madri riescano a conciliare meglio la vita familiare con quella professionale.
Da: https://quifinanza.it/lavoro/
Fonte foto: Bravi Bimbi