Statali, al lavoro sull’anticipo del Tfs per i dipendenti pubblici

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Roma, 10 feb. (Qui Finanza) - “Stiamo definendo l’accordo quadro con Abi (l’Associazione delle banche italiane), Inps e lo stesso dicastero dell’Economia per tutelare chi sceglierà di accedere al Tfs/Tfr anticipato con tassi agevolati, affinché, combinati alla misura di detrazione fiscale già riconosciuta, non vi siano aggravi”.

Ad assicurarlo è il ministro per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, che in post su Facebook tiene a “dare un aggiornamento alle tante persone che mi scrivono per avere novità sull’anticipo del Tfs”.

Il pagamento del Tfr o Tfs per i dipendenti pubblici è una questione che lascia molta amarezza nei lavoratori del pubblico impiego. Il trattamento di fine servizio (TFS), in Italia è una indennità corrisposta, alla fine del rapporto di lavoro, ai dipendenti pubblici statali. Per i dipendenti degli enti locali è talvolta detta “indennità di fine servizio”. Il DL 4/2019 ha previsto la possibilità per i dipendenti pubblici di ottenere un prestito dal settore bancario sino a 45mila euro della buonuscita maturata.

Ma la misura non è ancora attiva perché l’accordo per tutti i dipendenti statali, tra Inps, ABI e Ministero dello Sviluppo e Politiche Sociali sull’anticipo TFS con il decreto n. 4/2019 non è ancora stato effettuato. “Una misura voluta con forza dal governo Conte I e che adesso punto a condurre in porto, nonostante l’immobilismo dei mesi precedenti il mio arrivo a Palazzo Vidoni” scrive Dadone.

Le parole del ministro per la Pa lasciano ben sperare: “Abbiamo trasmesso lo schema di decreto al Consiglio di Stato e siamo in attesa di ricevere dal ministero dell’Economia la bollinatura della relazione tecnica di accompagnamento. Ancora poco e ci saremo”.

“Il governo di centrodestra prima (Lega e Popolo della libertà, cioè Forza Italia e Alleanza nazionale) e quello tecnico poi hanno colpito duramente il pubblico impiego. Proprio sul Tfs/Tfr, tra il 2010 e il 2012, hanno segnato una grave discriminazione tra pubblico e privato, perché i dipendenti pubblici non vi accedono prima di 24 mesi e, a bocce ferme, nei casi di Quota 100, si sarebbe arrivati addirittura a cinque anni” dice Dadone.

“Più in generale – scrive – hanno indebolito la Pa bloccandone le assunzioni e la formazione. Hanno svilito il lavoro pubblico con lo stop alla contrattazione e poi ancora lo hanno dipinto quale mero bacino di furbetti dediti a intascare uno stipendio sicuro senza offrire prestazioni e servizi. Una vera campagna di distrazione di massa”.

“Eppure in questi anni i comuni, le regioni e la macchina dello Stato hanno continuato, pur tra mille difficoltà, a supportare le imprese e i cittadini” prosegue la ministra della Pa. “Voglio dimostrare nei fatti che il pubblico impiego è entrato in una nuova fase fatta di confronto e dialogo, ma anche di merito, disciplina e qualità. Una nuova fase che richiede tempo, perché non si possono disinnescare norme e regole stratificate da oltre 10 anni in appena cinque mesi. Il lavoro pubblico ha e avrà sempre da me tutto l’impegno e l’attenzione che merita”.

Da: www.quifinanza.it

Fonte foto: Qui Finanza