Inapp: con master e corsi post-laurea tassi occupazione sopra 80%

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Roma, 11 set. (Labitalia) - L'investimento in istruzione migliora le prospettive occupazionali dei giovani (20-34 anni) in ingresso nel mercato del lavoro, e questo è vero a prescindere dall’ambito disciplinare del titolo di studio.

E' quanto emerge dalla nota (Policy Brief 2/2017) pubblicata oggi dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche secondo cui, ad esempio, sono "ottimi i risultati occupazionali di master e corsi post laurea che aumentano il tasso di impiego di ben 10 punti percentuali, portandolo su livelli superiori all’80%".

Secondo l’analisi condotta su dati Istat e Inapp, a cura di Marco Centra e Andrea Ricci, "nel 2016 il tasso di occupazione nella popolazione compresa tra i 20 e i 34 anni è sistematicamente crescente con il livello di istruzione".

"L’occupabilità dei laureati è superiore rispetto a quella dei diplomati e, al contempo, i tassi di disoccupazione sono più bassi per i giovani in possesso di titolo di laurea o post laurea: questo avviene indipendentemente dal tipo di titolo di laurea, di master o dottorato, quindi anche per i titoli umanistici", si sottolinea.

Come emerge da dati Inapp, "all'interno degli indirizzi di laurea quelli in materie tecnico-scientifiche promuovono maggiori opportunità occupazionali rispetto a quelle garantite da discipline con orientamento professionale o di tipo umanistico; più nello specifico, tra le materie scientifiche le migliori performance si registrano per le lauree ingegneristiche e in scienze della salute". E l'analisi mostra un importante aspetto di genere: infatti, "l’investimento in istruzione offre prospettive occupazionali migliori per le donne rispetto a quanto avvenga per gli uomini: questo è vero per ogni livello e tipologia di percorso scolastico preso in esame, a prescindere dagli indirizzi di studio".

"Ad esempio, se si considerano -continua la nota- le donne con laurea magistrale, la probabilità di inserimento lavorativo aumenta (rispetto alla categoria di riferimento dei diplomati di scuola media inferiore) del 44% per l’indirizzo scientifico, del 40% per quello professionale e del 38% per le materie umanistiche; nel caso degli uomini, invece, le corrispondenti stime sono del 28%, del 24% e del 22%, rispettivamente". "I risultati dell'analisi dell'Inapp suggeriscono che le conoscenze di natura astratta e generalista che si accompagnano a un elevato investimento in istruzione portano sostanziali vantaggi occupazionali", dice il presidente Stefano Sacchi. "Tali conoscenze -continua- possono essere ulteriormente valorizzate quando si declinano in competenze di natura tecnica o scientifica". Il risultato relativo alle donne è di particolare importanza: "Se studiare, e in particolare laurearsi, porta vantaggi occupazionali per tutti i giovani, questo è ancora più vero per le donne; per una giovane studiare fa una grande differenza".

In questo contesto, conclude la nota, "è opportuno sottolineare il ruolo determinante delle imprese: il tessuto produttivo italiano è infatti contraddistinto da piccole imprese a basso contenuto di innovazione tecnologica; un contesto che spesso tende ad allocare profili con alto profilo di istruzione verso mansioni lavorative non sempre adeguate". "Bene trovare un lavoro -dichiara Sacchi- ma occorre poi capire se quel lavoro è coerente con il percorso di studi effettuato. Per questo l’Inapp è impegnato in un filone di analisi sulla misura di coerenza tra percorso di studi e lavoro svolto, sia in termini di professione che di inquadramento nel rapporto di lavoro".

Da: www.affaritaliani.it

Fonte foto: Impresa Mia