Le Regioni sentite alla Camera e al Senato sui decreti attuativi del Jobs act

decretijobsact

Roma 8 lug.  (Labitalia) - Si sono tenute ieri le audizioni sui decreti delega lavoro di rappresentati della Conferenza delle Regioni presso le commissioni Lavoro della Camera e del Senato.

Ai due appuntamenti hanno partecipato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, regione che coordina la commissione Lavoro per la Conferenza delle Regioni, Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, Lucia Valente, assessore al Lavoro della Regione Lazio, Sebastiano Bruno Caruso, assessore alla Famiglia, politiche sociali e lavoro della Regione Siciliana.

“Le Regioni, da tempo, hanno delineato una loro proposta di riorganizzazione dei servizi per il lavoro che superi la frammentazione oggi esistente”, ha ricordato il presidente della Toscana che ha preannunciato l’invio di un documento in sede di Conferenza Stato-Regioni che sarà definito nei prossimi giorni.

“Personalmente - ha spiegato Rossi - sono convinto che la previsione di una rete nazionale dei servizi per il lavoro, articolata su un’Agenzia nazionale e su strutture regionali, recepisca, in linea generale, l’organizzazione proposta dalle Regioni, perché potrebbero comunque essere salvaguardate la programmazione e la gestione dei servizi e delle politiche attive”. Esistono però alcuni problemi che il presidente della Toscana ha rappresentato ai deputati e ai senatori delle due commissioni, primo fra tutti “l’indeterminatezza del percorso che sembra essere transitorio e non a regime”.

Rossi ha poi sottolineato l’inadeguatezza delle risorse che vengono messe a disposizione del riordino dei servizi: “Non si può scaricare sulle Regioni l’onere del finanziamento dei servizi, onere che fino ad oggi era nella disponibilità dei bilanci delle Province, senza alcun trasferimento di tali risorse alle Regioni”. Quindi, la questione del personale. “Il decreto, pur sottolineando che le Regioni costituiscono i nuovi centri per l’impiego, e caricando su di loro i principali oneri finanziari, non trasferisce il personale dalle Province alle Regioni, determinando tra l’altro - ha avvertito - anche un problema di incertezza nella stessa gestione del personale. Motivi che testimoniano la chiara esigenze di modifica del testo del decreto legislativo garantendo adeguate risorse e il trasferimento del personale”.
 
"Far funzionare i centri per l'impiego, e dare una copertura sociale più estesa, anche ai precari e a chi finisce in cassa integrazione, sono due obiettivi fondamentali per lo sviluppo e per i lavoratori. Noi pensiamo che questo obiettivo possa essere realizzato al meglio attraverso la definizione di un percorso condiviso, che valorizzi il ruolo delle Regioni e assicuri risorse adeguate e certezze nella gestione del personale, per garantire e potenziare il funzionamento dei servizi, il loro sempre più stretto raccordo con le politiche per la formazione e lo sviluppo, in una fase decisiva per il mercato del lavoro e l'economia del paese", ha detto ancora Rossi che ieri si è anche incontrato stamani con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per fare il punto sul riassetto complessivo dei servizi per il lavoro.

Per quanto riguarda i servizi per il lavoro, il nodo centrale, dopo il superamento delle Province, resta appunto quello delle risorse. Per assicurare il funzionamento della struttura, che si articolerà su una rete nazionale basata su un'Agenzia nazionale e strutture regionali, il governo ha garantito uno stanziamento complessivo di 70 milioni annui, cui dovrebbero aggiungersi i cofinanziamenti regionali e risorse, sia nazionali che regionali, provenienti dai programmi operativi dei fondi europei.

"Si tratta di una dotazione insufficiente - ha sottolineato Rossi - che basterebbe a coprire solo un terzo del fabbisogno finanziario, perchè senza una precisa definizione delle risorse le Regioni non sono in grado di fare fronte alle spese per il personale, fino a ieri di competenza delle Province".

Riprendendo la questione risorse, il presidente Rossi ha ricordato che da parte della Regione Toscana di altre Regioni c'è la disponibilità a trovare risposte concertate, anche verificando la possibilità di utilizzare in parte i fondi europei: "Costituire un'Agenzia nazionale e agenzie regionali gestite dalle Regioni è un passaggio non banale. Condivido l'idea che venga istituito un servizio nazionale con compiti di monitoraggio, di controllo, che stabilisca livelli essenziali di prestazione per tutti i lavoratori. Siamo in fase di cambiamento della Costituzione riguardo alle norme che definiscono le competenze in materia, non siamo contrari al testo nuovo proposto, c'è semplicemente la raccomandazione circa il fatto che se si devono fare politiche per la formazione e per lo sviluppo, un ruolo alle Regioni nella gestione dei servizi per l'impiego è necessario. Ma è evidente che non possono essere le Regioni a mettere le risorse che mancano", ha ribadito.

La Regione Toscana ha evidenziato poi che con lo schema di decreto legislativo sulla semplificazione delle procedure a carico dei datori di lavoro (n.176) verrebbe meno la ripartizione alle Regioni del Fondo nazionale per il lavoro dei disabili, che sarebbe nuovamente gestito in modo accentrato. In tal modo, i datori di lavoro che assumono i disabili verserebbero i contributi direttamente al Fondo nazionale, rendendo così impossibili gli interventi delle Regioni per l'inserimento di questi lavoratori.

Nel corso dell'audizione alla Camera si è affrontato anche il tema degli ammortizzatori sociali, che è l'oggetto del decreto legislativo n.179. In questo caso, si è osservato in particolare l'impatto notevole che la gestione dei nuovi meccanismi di accesso agli strumenti di sostegno al reddito avranno sui centri per l'impiego. Anche in questo caso, il presidente Rossi ha auspicato un maggior coinvolgimento delle Regioni.

Da: www.adnkronos.com